Alessandro Tassoni - La secchia rapita by AN

Alessandro Tassoni - La secchia rapita by AN

Author:AN
Language: it
Format: mobi
Published: 2014-09-19T09:20:52+00:00


CANTO NONO

ARGOMENTO

Melindo innamorato al ponte viene,

e tutti i cavalieri a giostra appella.

Su l'isola incantata il campo tiene,

e fa mostra di sé pomposa e bella.

Cadono i primi, e fan cader le spene

a gli altri ancor di dirmanere in sella.

Al fin da un cavalier non conosciuto

vinto è l'incanto, e 'l giovine abbattuto.

1

Eran partiti già gli ambasciatori

venuti a procurar la pace in vano;

però ch'insuperbiti i vincitori

non si voleano il Re levar di mano;

e 'l Nunzio anch'egli entrato era in umori

ch'ei si mandasse al gran Pastor romano,

come in possanza di maggior nemico,

per piú confusion di Federico.

2

Ma finita la tregua ancor non era,

quando pel fiume in giú venne a seconda

una barchetta rapida e leggiera,

che portava due araldi in su la sponda.

Giunti al ponte, smontar su la riviera,

l'uno di qua, l'altro dí là da l'onda:

e a giostra, poi che ne le tende entraro,

d'ambidue i campi i cavalier sfidaro.

3

Contenea la disfida: - Un cavaliero,

per meritar l'amor d'una donzella

c'ha sovra quante oggi n'ha il mondo impero

in esser valorosa onesta e bella,

sfida a colpi di lancia ogni guerriero

finché l'un cada e l'altro resti in sella;

da l'abbattuto sol lo scudo ei chiede,

e 'l suo darà se per fortuna cede. -

4

Accettâr la disfida i giostratori,

e quinci e quindi ognun stè preparato

con pensier di dover co' novi albori

del già cadente sol trovarsi armato.

127

Ma la notte avea a pena i suoi colori

tolti a le cose e 'l mondo attenebrato

spiegando intorno il taciturno velo,

ch'una tromba s'udí sonar dal cielo.

5

Al fiero suon trecento schiere armârse

quinci e quindi confuse e sbigottite,

quando nel fiume una gran nave apparse,

che venía giú per l'onde intumidite,

e tanti razzi e tanti fuochi sparse,

che tolse il vanto a la Città di Dite.

Nave parea, ma in arrivando al ponte

isola apparve, e la sua poppa un monte.

6

Orrido è il monte e di spezzati sassi,

e signoreggia un praticello ameno

che lungo è intorno a centoventi passi

e trenta di larghezza o poco meno;

la prora a combaciar col ponte vassi,

e quivi una colonna al ciel sereno

fiamme spargea con sí mirabil arte

ch'illuminava intorno in ogni parte.

7

Da la colonna pende incatenato

un corno d'oro, e dice una scrittura

di ch'era il marmo lucido intagliato:

Suoni chi vuol provar l'alta ventura.

Piú in alto sovra il corno era attaccato

un ricco scudo, in cui da la scoltura

tolto era al puro argento il primo onore,

e scritto avea di sopra: Al vincitore.

8

Avea l'egregio artefice ritratto

in esso la battaglia di Martano

col signor di Seleucia; e stupefatto

parea tutto Damasco al caso strano:

sta Griffone in disparte accolto in atto

d'uom di dolore e di vergogna insano;

ride la corte, Norandin si strugge,

ma il buon Martan facea come chi fugge.

9

Era coperto il pian di verde erbetta,

e la riva di mirti ombrata intorno.

128

Smontâr molti guerrier ne l'isoletta

passeggiando il pratel di fiori adorno,

ma poiché la trovâr tutta soletta

trassero a gara a la colonna e al corno:

e quivi infra di lor nacque contesa

chi dovesse primier tentar l'impresa.

10

Giucaro al tocco, e sopra Galeotto

cadde la sorte, il giovinetto ardito;

quegli il bel corno d'ôr prese di botto,

e sonò sí ch'ognun ne fu stordito.

Tremò l'isola tutta, e tremò sotto

il letto e l'onda, e tremò intorno il lito:

sparve il foco ch'ardea, sparver le stelle,

e perdé il ciel le sue sembianze belle.



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